La “mala” pietra che incantò Telemaco Signorini. Pietramala e l’Appennino nei diari di viaggio tra ‘700 e ‘800 è un libro del tutto particolare. Nato dalla tesi di laurea di Elisa Pucci, contiene degli spunti che si muovono in varie direzioni e che affrontano per la prima volta in maniera sistematica lo studio di una pagina importante della storia del borgo di Pietramala. Il nome ben poco rassicurante del paese, certo dovuto alle fiammelle che si sprigionavano dal terreno a causa delle esalazioni di gas metano della quale è ricca la zona, è una presenza frequente nei diari di coloro che, spesso impegnati nel Grand Tour che, tra ‘700 e ‘800, completava l’istruzione dei rampolli delle più importanti famiglie dell’aristocrazia e dell’alta borghesia europea, si trovarono praticamente costretti a soggiornare, o anche semplicemente a transitare, da questo piccolo centro dell’Appennino. Da passaggio obbligato, reso pericoloso non solo dalla durezza dell’ambiente ma anche dalla presenza dei banditi e dei contrabbandieri che infestavano la zona, Pietramala nella seconda metà dell’Ottocento cambiò volto, e da luogo insidioso e oscuro, si trasformò in una meta di villeggiatura e di soggiorni tutt’altro che obbligati. Ce lo testimoniano i tanti disegni ed i dipinti che a Pietramala furono dedicati da Telemaco Signorini e che in questo libro trovano la loro prima catalogazione.

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